L’olivo nel Canton Ticino

 

Molti secoli fa nel Ticino, come in tutto il Mediterraneo, era diffuso l’oleastro o olivo selvatico. Pare che sull’Arbostora (zona comprendente Morcote, Vico Morcote e Carona) ci fossero boschi di oleastri. A quei tempi si sceglievano le piante più diritte e sane e si trapiantavano in campo durante l’autunno o alla fine dell’inverno, sempre in zone soleggiate e in vicinanza del lago. Questi alberi producevano piccoli frutti; chi voleva frutti più grossi ricorreva alla pratica dell’innesto.

La coltivazione dell’olivo sulle rive del lago di Lugano è documentata in atti di vendita dell’anno 769 e nei dintorni di Locarno è ricordata in documenti del 1300; da essi si deduce che l’olivicoltura doveva già essere estesa e la produzione di olio ragguardevole.

I rigidissimi inverni del 1494, del 1600 e del 1709 distrussero quasi interamente gli oliveti ticinesi, dopo di che la coltura dell’olivo venne trascurata a profitto del gelso per l’allevamento del baco da seta. La sericoltura diventò la principale industria del Luganese e più ancora del Mendrisiotto, dove esistevano importanti filatoi e la seta era più pregiata di quella della pianura Lombarda.

Ciononostante, nel Ticino l’olivo continuò ad esistere anche dopo la gelata del 1709, come documentato in racconti di scrittori che visitarono il Ticino nel corso del XVIII secolo. Nel 1779 in un podere di Castagnola si contavano ancora 40 olivi che produssero quell’anno 600 litri di olive da cui si torchiarono 140 litri di olio.

Agli inizi del 1900 c’erano ancora molti olivi nei vigneti e nei giardini di Campione, Bissone, Maroggia, sulle falde meridionali del San Salvatore (dove esisteva un vasto oliveto) e dell’Arbostora, poi a Gandria e a Castagnola. Probabilmente i toponimi Monte Oliveto a Rancate, Colle degli olivi a Coldrerio e Monte Oliveto a Ponte Tresa testimoniano l’esistenza, in passato, di un’importante olivicoltura. Sembra però che soltanto a Gandria si producesse ancora olio, anche se in quantità non rilevante; in zona Rozza, vicino al cimitero di Gandria, sopravvive tutt’ora una pianta secolare.

La principale utilizzazione dell’olivo divenne poi la distribuzione dei rami la domenica delle Palme.